Tre giorni e una vita – Pierre Lemaitre

[Questa recensione è stata scritta per Critica Letteraria]

lemaL’ambientazione silvestre dei passatempi dei bambini; Beauval, “una cittadina in cui i figli somigliano ai genitori e aspettando di prendere il loro posto”, paese di provincia quasi sospeso nel tempo; la fabbrica di giocattoli di legno minacciata dall’avvento delle Playstation: i toni da fiaba del primo capitolo di Tre giorni e una vita si presterebbero benissimo ad una voce fuori campo tipica di certe commedie francesi trasognate, come Il favoloso mondo di Amélie. Ma non bisogna farsi ingannare: Lemaitre è lo stesso autore della trilogia noir col commissario Camille Verhœven e presto arriva una mazzata diretta al lettore. D’altronde, a ben vedere, già l’incipit del romanzo aveva anticipato qualcosa:

Alla fine di dicembre del 1999, una seria singolare di fatti tragici si abbatté su Beauval, il più terribile dei quali fu sicuramente la scomparsa del piccolo Rémi Desmedt. In questa regione fitta di foreste, soggetta a ritmi lenti, l’improvvisa sparizione di quel bambino fece scalpore e venne persino considerata da molte persone del posto come il segno premonitore di catastrofi future.

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