[Questa recensione è stata scritta per Thriller Cafè]
Il libro si apre con una scena che inchioda subito il lettore alle pagine: in una notte gelida, lo psichiatra Flores è chiamato dalla polizia di Avechot (paese alpino di confine abitato da una comunità fortemente religiosa, quasi una setta) per far luce su quanto è successo all’agente speciale Vogel, trovato in stato confusionale in seguito ad un incidente d’auto. Illeso ma coperto di sangue, evidentemente non suo.
Secondo uno schema ormai classico ma ancora capace di generare la giusta suspense, un flashback ci porta a qualche tempo prima, quando in paese è appena scomparsa la sedicenne Anna Lou, appartenente ad una delle famiglie più devote della cittadina, sparita nel tratto di strada che separa casa sua dalla chiesa. E’ proprio Vogel ad occuparsi del caso, e la trama si muove per sbalzi temporali avanti e indietro rispetto al giorno della scomparsa, una tecnica letteraria (e cinematografica) che usata con sapienza come sa fare Carrisi risulta davvero coinvolgente. Il racconto ci cala in atmosfere perfette per gli amanti del thriller, in parte differenti da quelle cui lo scrittore ci ha abituati: se negli altri suoi romanzi si lasciava più spazio alla speculazione sul Male in senso assoluto, qui la trama è maggiormente incentrata sulla detection del caso specifico e quindi sull’azione. Il risultato è un’avvincente storia di genere che si presterebbe molto bene ad una moderna serie tv e che verrà portata al cinema dallo stesso Carrisi col suo esordio da regista.
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